FEDERICO TADDIA
Una sigaretta spenta sulla schiena come
suggello animalesco di un godimento pagato pochi euro. E il dolore lancinante
della pelle che brucia, insieme alla dignità e al proprio essere donna. La
ricorderà per sempre la prima notte da prostituta Anne Smith, brasiliana di 42
anni, costretta a vendersi per 7 anni in Spagna e in Italia. Prima di evadere
dalla «prigione senza sbarre delle puttane», e trovare la forza per rifarsi una
vita, vincendo pregiudizi, umiliazioni e le tracce indelebili impresse nel
corpo e nella mente.
«Una verità che non è dura da raccontare» -
spiega Anne, autrice del libro «Memorie di una prostituta» - «Ma è dura da
ascoltare, poiché ci si rende conto di quanto sia meschino l’uomo». A 29 anni,
con una laurea in educazione in tasca, Anne dopo il divorzio lascia il Brasile
e i suoi 2 figli per cercare fortuna in Europa: sogna di fare la ballerina e
trova la promessa di un lavoro a Valencia. Il paradiso auspicato si
materializza però in una banda criminale che gestisce un night dove le donne
vengono piazzate come merce. Non ha vie d’uscita: resiste solo grazie al
pensiero fisso dei suoi bambini e alle due bottiglie di whisky che si scola
ogni giorno per non capire. L’illusoria salvezza ha il volto di un cliente che
si invaghisce della sua intelligenza: denuncia i proprietari del locale e le
paga un biglietto di sola andata per l’Italia. Giunta nel nostro paese la donna
si iscrive all’Accademia di fotografia. Nessuno la aiuta, servono soldi e la
«gabbia invisibile» ritorna: alla gente non interessa la sua testa, vuole il
corpo.
«Mi sono aggrappata ai miei studi di
psicologia e ho fatto terapia su me stessa, imparando a difendermi, a
trasformare le mie difficoltà in punti di forza, a ribellarmi all’idea di
essere una scatola da usare: da lì è iniziato il mio riscatto». Oggi Anne vive
in Umbria, fa l’inteprete e la fotografa, e il solo essere sfiorata da un
maschio le dà disgusto e terrore. «Non credo più nell’amore: tra i clienti ho
avuto troppi uomini sposati, e provo tanta pena per quelle donne che non sanno
che bestie si ritrovano in casa».